Quell’attrazione fatale dei risparmiatori italiani per la liquidità
- Dott. Pierleoni Marco
- 27 nov 2019
- Tempo di lettura: 3 min

Più 3,63% e il mese prima +4,15%. Prima ancora 4,57% e andando a ritroso +6,61% e 5,51%. Sono le percentuali di crescita del patrimonio che mese per mese gli italiani accumulano sui depositi bancari. Una crescita continua, inesorabile, che testimonia l’angoraggio psicologico inestricabile dei risparmiatori di casa nostra alla liquidità, che continua a crescere nei conti correnti, tanto da raggiungere, tutti insieme, la cospicua cifra di 1.476 miliardi di euro: a un soffio dal prodotto interno lordo annuo del Paese. Gli italiani parcheggiano il proprio denaro in banca senza considerare altre opzioni, per timore del presente e del futuro e per sfiducia nei confronti dei mercati finanziari, lungo tutta la filiera che va dai consulenti ai gestori.
Un parcheggio costoso Nonostante tutto questa sfiducia sia assolutamente controproducente per le tasche italiche. Oltre venti di quei miliardi accantonati sui conti correnti sono andati in fumo in termini “reali”: a tanto ammonta l’1,5% di inflazione registrato a settembre dall’Istat sulla base di quanto accantonato sui c/c. Una cifra paragonabile quasi a una finanziaria che (quasi) impercettibilmente gli italiani preferiscono perdere - evitando di proteggere il proprio denaro dal rischio inflattivo - piuttosto che assumere un qualche rischio finanziario. Che da inizio anno ha fatto registrare qualche grattacapo almeno a chi dovesse dismettere ora gli propri investimenti effettuati a fine 2017: l’indice Fideuram dei fondi comuni di investimento registra nell’ultimo anno un -4,2%; si consola chi ha puntato sugli azionari, che registra un +4,25%. Ma tant’è: a ciascun risparmiatore la sua scelta e la sua strategia.
Quei c/c materasso Quel che è certo è che quel sismografo mensile che registra la crescita della liquidità sui c/c articola in maniera plastica la fotografia scattata anche quest’anno da Ipsos per Acri e resa nota in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio. Vero è che l’indagine registra una leggera contrazione della quota di chi non considera alternative alla liquidità: ma stiamo pur sempre parlando del 62% del totale (contro il 67% del 2017), ben oltre la metà degli italiani. Lo conferma l’alta percentuale di risparmiatori - pari al 64% del totale - che ritiene poco efficaci le regole, le leggi e i controlli del sistema finanziario a tutela del suo risparmio.
I picchi di incertezza Non a caso quel sismografo sul comportamento della clientela bancaria registra sempre un segno positivo, quanto più quanto meno. Maggiore nel mese di giugno, con il +6,61%, il dato più alto degli ultimi due anni. Difficile mettere in diretta correlazione l’aumento del risparmio con le tensioni registrate nelle settimane precedenti sui mercati finanziari e in particolare sullo spread, a seguito della presentazione del contratto di governo. In termini percentuali si tende a risparmiare di più nelle fasi di incertezza e si riducono i consumi, ma tutto si gioca sulla correlazione temporale tra il conclamarsi di una fase e il comportamento di milioni di consumatori di strumenti finanziari.
Educazione finanziaria Tra le molte ombre che l’indagine Ipsos- Acri registra non mancano luci da sottolineare: circa la metà degli interpellati, il 51% del totale, ritiene che sia fondamentale educare le giovani generazioni a una vita consapevole ed equilibrata e per abituarli a programmare e a pensare al futuro più prossimo (43%) o al dopo pensione (43%). L’80% degli italiani ritiene che il risparmio sia utile per lo sviluppo sociale e civile del Paese e sono sempre più coloro che, quando risparmiano, percepiscono di fare – oltre ai propri interessi – anche quelli del Paese: nel 2017 erano meno di un quarto (24%), ora sono circa un terzo (32%).
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