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Troppi soldi sul conto: cosa rischio?

  • Immagine del redattore: Dott. Pierleoni Marco
    Dott. Pierleoni Marco
  • 29 ott 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Redditometro, risparmiometro e accertamenti bancari: così il fisco ti controlla anche se dichiari tutto all’Agenzia delle Entrate. 

Mai una persona dotata di buon senso potrebbe arrivare a chiedersi quali rischi corre  con troppi soldi sul conto. Specie in un periodo di recessione e povertà come quello che stiamo vivendo. In verità, il problema potrebbe essere solo per determinate categorie di soggetti, quelli cioè che dichiarano poco al fisco. O non dichiarano nulla. Se sei disoccupato o hai un part time o comunque, rispetto al lavoro che fai, i risparmi in banca hanno raggiunto una cifra considerevole, sappi che anche tu rischi. Rischi perché, tuo malgrado, in Italia i conti correnti sono trasparenti e l’Agenzia delle Entrate può sapere esattamente quanto denaro hai da parte. Se stai pensando di essere al sicuro solo perché si tratta di soldi dichiarati, non esserne così convinto. Difatti l’amministrazione finanziaria sta per ultimare il cosiddetto risparmiometro, un software in grado di capire se i soldi non spesi sono compatibili con il tuo tenore di vita e con il reddito dichiarato (una sorta di antagonista del redditometro). Immagino che avrai le idee poco chiare e forse ti sarai anche un po’ allarmato. Per cui è bene fare alcuni chiarimenti. Insomma, se anche tu ti stai chiedendo cosa rischio con troppi soldi sul conto ecco cosa è necessario che tu sappia.

Conti correnti trasparenti

Partiamo da un dato interessante. Sapresti dire quanti sono gli italiani che hanno un conto corrente? Circa l’80%. Ma la cosa “strana” è che, fin quanto i moduli per l’Isee richiedevano un’autocertificazione da parte dei cittadini, a conti fatti solo il 30% di questi dichiarava di averne uno. Insomma, siamo stati invasi, per anni, da falsi poveri: gente che ha percepito prestazioni assistenziali a cui, per legge, non aveva diritto. Il tutto ovviamente in danno dello Stato sociale che, di fatto, è ormai fallito.

Ora, nei documenti per l’Isee “precompilati”, l’indicazione del conto corrente e del relativo saldo è automatica: non è più possibile nascondere il denaro che si ha in banca. Non lo è neanche per il fisco: grazie all’Anagrafe dei rapporti finanziari, l’Agenzia delle Entrate è in grado di sapere quanto hai in banca alla fine di ogni anno, tutte le movimentazioni che fai in entrata e in uscita, i depositi e le cassette di sicurezza, i titoli e gli investimenti.

Inutile, quindi, pensare di poter più “nascondere i soldi” in banca.

Soldi in banca dichiarati o fatturati

Detto ciò, solo uno sciocco potrebbe pensare di conservare sul conto dei proventi non dichiarati, frutto cioè di evasione fiscale. Ma anche se sul conto hai depositato i redditi dichiarati al fisco, non è detto che, in presenza di somme consistenti, tu non possa essere oggetto di un accertamento. Un esempio servirà a comprendere meglio come stanno le cose.

Un dipendente di un Comune riceve mensilmente, dall’amministrazione datrice di lavoro, duemila euro con bonifico bancario. Questi soldi vanno a incrementare il suo conto corrente sul quale, oltre allo stipendio, non viene accreditato nessun altro reddito. Alla fine dell’anno, però, il nostro contribuente non ha mai fatto un prelievo e, a conti fatti, il saldo è esattamente pari a 13 mensilità. Come ha fatto il dipendente a vivere, a mangiare, a le bollette e il condominio, la benzina e le tasse? Con quali soldi è riuscito a mantenere sé e la propria famiglia? Certo, si può dire anche che ha ricevuto dei sostegni economici da parenti e familiari, ma quando si tratta di cifre così alte è legittimo sospettare che vi sia dell’altro. E da dove proviene questo “altro” se non ve n’è traccia nella dichiarazione dei redditi? Ecco allora che, grazie al risparmiometro, l’Agenzia delle Entrate può arrivare a ipotizzare una evasione fiscale. Risultato: il nostro contribuente, se non riesce a dare chiarimenti circa la sua ricchezza, sarà tassato e subirà peraltro le sanzioni tributarie.

Soldi in banca non dichiarati 

Chi scrive, prima ancora di lavorare, aveva un conto corrente con diverse centinaia di migliaia di lire. Questo perché, sin da quando ero piccolo, mio nonno mi regalava spesso dei soldi in contanti che io, nel mio inguaribile spirito di risparmiatore, depositavo sul conto. L’Agenzia delle Entrate, però, non è mai venuta a chiedermi spiegazioni. E credo che non lo farà neanche con te se, pur disoccupato, il tuo conto dovesse essere di poche centinaia di euro. Questo non esclude che sappia quanti soldi hai, ma una piccola cifra potrebbe essere giustificabile come regalie dei familiari conviventi.

Se però hai una grossa cifra, specie se rapportata al reddito dichiarato, il controllo è più probabile. Immagina di guadagnare mille euro al mese e di avere un deposito bancario di 50 mila euro. Impossibile non generare quanto meno la curiosità di sapere da dove proviene tutta questa liquidità?

Come il fisco ti può fregare

Le cose però possono cambiare in due casi.

Il primo. Immaginiamo che il tuo conto corrente raggiunga 5mila euro. Sono il frutto di donazioni racimolate nel tempo? Bene, se così è, dovresti avere la prova dei bonifici. È vero: sino a 3mila euro i soldi si possono anche dare in contanti ma, nella tua famiglia, c’è un componente che può permettersi di sborsare 3mila euro cash tutti in una volta? E se invece sono stati dati nel corso del tempo, c’è sempre il saldo conto che dimostra quanto spendi e quanto ricevi. Insomma, 3mila euro in totale è una cosa ma 3mila ogni anno è un’altra. Tutte queste domande te le potrebbe fare, un giorno, un “ispettore” del fisco. E lì devi essere pronto a fornire risposte documentali, prove scritte. Altrimenti rischi l’accertamento.

Il secondo problema potrebbe verificarsi se dovessi spendere i soldi che hai sul conto. Immaginiamo che, sempre disoccupato, con i risparmi acquisti un’automobile. Qui scatta il redditometro. L’Agenzia ti chiede: come ti sei procurato i soldi? E anche in tale ipotesi dovrai fornire le giustificazioni con documenti scritti o con bonifici.

Insomma: è davvero difficile, di questi tempi, fare i furbi!

 
 
 

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